JuanJoseRuiz
Madmaxista
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Ci saranno 90mila malati e la corsa del bichito finirà il 25 aprile
Ci saranno 90mila malati e la corsa del bichito finirà il 25 aprile
Siamo ancora lontani da un'inversione di tendenza ma c'è una notizia nuova: la percentuale dei contagiati da el bichito-19 è scesa dal 24,3% al 16,5% in tre giorni. Attenzione al Centro-Sud dove il picco non è ancora arrivato
Alessandro Ferro - Sab, 14/03/2020 - 10:54
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Una minuscola, bella notizia, c'è: l'incremento dei contagiati da cobi19 in Italia sta diminuendo. Il segnale confortante arriva dalle statistiche che ci dicono come tre giorni fa fosse del 24,3%, l'altro ieri del 21,2% e del 16,5% il dato registrato ieri.
https://www.ilgiornale.it/sites/default/files/styles/large/public/foto/2020/03/14//1584178827-1583250637066jpg-cobi19-ok-mascherine.jpg
Non si può ancora esultare o pensare di essere usciti dalla fase più drammatica ma è il primo segnale che, una prima e timidissima frenata di diffusione del el bichito-19, c'è stata.
Due possibili motivazioni
Come riporta IlMessaggero.it, sono ancora troppe le variabili per ipotizzare che sia già cominciata un'inversione di tendenza in Italia che è il paese con più positivi verificati (è importantissimo sottolinearlo) al mondo. Bisogna capire due cose: se questi dati sono dovuti ad una scelta più oculata sui tamponi, che adesso vengono effettuati soltanto a chi presenta sintomi, oppure se è una semplice fase di passaggio.
La situazione attuale
Probabilmente, la Lombardia è vicina al suo picco mentre sul quadrilatero formato da Lodi, Codogno, Piacenza e Cremona la situazione si è stabilizzata. Altre province lombarde, però, vedono un aumento dei positivi come a Bergamo e Brescia ma, anche in questo caso, con una velocità che sta diminuendo.
Preoccupa l'Emilia-Romagna: se da una parte Piacenza ha rallentato, c'è un altro punto debole che è Rimini, in Romagna, "anche se il ritmo di crescita è più basso di quello che ci si poteva aspettare" ha affermato il Commissario per l'emergenza Sergio Venturi che, però, ha affermato che "lo tsunami si sta spostando a Parma".
Al Centro, occhi puntati su Roma: alla Regione Lazio i casi si moltiplicano (ieri oltre 70 nuovi positivi) ma è anche vero che, per adesso, si avanza ad una percentuale del 30-35% che viene considerata accettabile. Se i casi attuali sono 242, la situazione è ancora sotto controllo perchè il limite massimo affinchè non ci sia sovraffollamento, fissato nel numero di 1.500, non sarà raggiunto nell'immediato avendo quindi il tempo necessario per dimettere chi guarisce ed organizzare gli ospedali.
La previsione
Nella stima contenuta nella relazione tecnica del provvedimento economico del Governo, gli esperti ipotizzano che il picco nazionale si potrebbe raggiungere tra lunedì e martedì prossimi con 4.500 nuovi contagi in un solo giorno mentre è fissata al 25 aprile, scelta anche come data simbolica, la fine dell'epidemia con circa 92mila contagiati in totale. I dati rappresentano una media, ogni zona del Paese avrà un periodo di picco differente.
"Rispettare le regole"
La precauzione, durante un'emergenza del genere, non è mai abbastanza. "Anche se noi - precisa l'assessore alla Salute Alessio D'Aamato - ci prepariamo anche a scenari peggiori perché così si fa in questi casi". Anche il direttore dello Spallanzani, Francesco Vaia, predica il rispetto delle regole. "Su Roma, in particolare, ad oggi c'è un incremento sostenibile sempre di qualche decina di unità, del 20-25%. Non ci deve, però, essere sottovalutazione ed i cittadini devono darci una mano rispettando rigorosamente le regole".
"Reggere un mese e mezzo..."
Purtroppo, però, al Centro e al Sud si attendono nuovi positivi a causa del comportamento scriteriato per la "fuga dal nord" dello scorso fine settimana nella sera del decreto del Governo ma anche per le tristemente famose "settimane bianche": per quanto riguarda la Campania, il governatore Vincenzo De Luca azzarda una previsione. "Calcolando lo scenario più grave, avremo bisogno di 150 posti letto in terapia intensiva entro il 14 aprile, poi si prevede una curva discendente. Dobbiamo, quindi, reggere un mese e mezzo o due mesi così da non avere nessun medico che dovrà scegliere chi deve vivere e chi deve morire".
Ci saranno 90mila malati e la corsa del bichito finirà il 25 aprile
Siamo ancora lontani da un'inversione di tendenza ma c'è una notizia nuova: la percentuale dei contagiati da el bichito-19 è scesa dal 24,3% al 16,5% in tre giorni. Attenzione al Centro-Sud dove il picco non è ancora arrivato
Alessandro Ferro - Sab, 14/03/2020 - 10:54
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Una minuscola, bella notizia, c'è: l'incremento dei contagiati da cobi19 in Italia sta diminuendo. Il segnale confortante arriva dalle statistiche che ci dicono come tre giorni fa fosse del 24,3%, l'altro ieri del 21,2% e del 16,5% il dato registrato ieri.
https://www.ilgiornale.it/sites/default/files/styles/large/public/foto/2020/03/14//1584178827-1583250637066jpg-cobi19-ok-mascherine.jpg
Non si può ancora esultare o pensare di essere usciti dalla fase più drammatica ma è il primo segnale che, una prima e timidissima frenata di diffusione del el bichito-19, c'è stata.
Due possibili motivazioni
Come riporta IlMessaggero.it, sono ancora troppe le variabili per ipotizzare che sia già cominciata un'inversione di tendenza in Italia che è il paese con più positivi verificati (è importantissimo sottolinearlo) al mondo. Bisogna capire due cose: se questi dati sono dovuti ad una scelta più oculata sui tamponi, che adesso vengono effettuati soltanto a chi presenta sintomi, oppure se è una semplice fase di passaggio.
La situazione attuale
Probabilmente, la Lombardia è vicina al suo picco mentre sul quadrilatero formato da Lodi, Codogno, Piacenza e Cremona la situazione si è stabilizzata. Altre province lombarde, però, vedono un aumento dei positivi come a Bergamo e Brescia ma, anche in questo caso, con una velocità che sta diminuendo.
Preoccupa l'Emilia-Romagna: se da una parte Piacenza ha rallentato, c'è un altro punto debole che è Rimini, in Romagna, "anche se il ritmo di crescita è più basso di quello che ci si poteva aspettare" ha affermato il Commissario per l'emergenza Sergio Venturi che, però, ha affermato che "lo tsunami si sta spostando a Parma".
Al Centro, occhi puntati su Roma: alla Regione Lazio i casi si moltiplicano (ieri oltre 70 nuovi positivi) ma è anche vero che, per adesso, si avanza ad una percentuale del 30-35% che viene considerata accettabile. Se i casi attuali sono 242, la situazione è ancora sotto controllo perchè il limite massimo affinchè non ci sia sovraffollamento, fissato nel numero di 1.500, non sarà raggiunto nell'immediato avendo quindi il tempo necessario per dimettere chi guarisce ed organizzare gli ospedali.
La previsione
Nella stima contenuta nella relazione tecnica del provvedimento economico del Governo, gli esperti ipotizzano che il picco nazionale si potrebbe raggiungere tra lunedì e martedì prossimi con 4.500 nuovi contagi in un solo giorno mentre è fissata al 25 aprile, scelta anche come data simbolica, la fine dell'epidemia con circa 92mila contagiati in totale. I dati rappresentano una media, ogni zona del Paese avrà un periodo di picco differente.
"Rispettare le regole"
La precauzione, durante un'emergenza del genere, non è mai abbastanza. "Anche se noi - precisa l'assessore alla Salute Alessio D'Aamato - ci prepariamo anche a scenari peggiori perché così si fa in questi casi". Anche il direttore dello Spallanzani, Francesco Vaia, predica il rispetto delle regole. "Su Roma, in particolare, ad oggi c'è un incremento sostenibile sempre di qualche decina di unità, del 20-25%. Non ci deve, però, essere sottovalutazione ed i cittadini devono darci una mano rispettando rigorosamente le regole".
"Reggere un mese e mezzo..."
Purtroppo, però, al Centro e al Sud si attendono nuovi positivi a causa del comportamento scriteriato per la "fuga dal nord" dello scorso fine settimana nella sera del decreto del Governo ma anche per le tristemente famose "settimane bianche": per quanto riguarda la Campania, il governatore Vincenzo De Luca azzarda una previsione. "Calcolando lo scenario più grave, avremo bisogno di 150 posti letto in terapia intensiva entro il 14 aprile, poi si prevede una curva discendente. Dobbiamo, quindi, reggere un mese e mezzo o due mesi così da non avere nessun medico che dovrà scegliere chi deve vivere e chi deve morire".