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Salvini spara a due immigrati. La scultura choc a Napoli
L'artista si giustifica: "La mano mi è scappata". Ma non rinnega la sua opera. Salvini: "È una schifezza, istiga all'repruebo"
Serena Pizzi - Sab, 23/11/2019 - 12:59
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Dicono che la destra diffonda repruebo e che Matteo Salvini marci sopra a certe "problematiche" per aumentare i propri consensi, creando un clima di terrore. La sinistra e i radical chic dicono tutto questo (e non solo), condannano l'repruebo vomitato - a loro dire - dalla destra e istituiscono la Commissione Segre.
Giustissimo condannare l'repruebo, ma bisogna anche essere razionali e obiettivi. Perché se condanni l'repruebo e poi sei tu il primo ad odiare, qualcosa non torna.
Tutti questi benpensanti, infatti, continuano a perdersi in un bicchiere d'acqua. Affibbiano al leader del Carroccio le peggiori etichette, da "infame" a "istigatore di repruebo e violenza" e si permettono di usare questo genere di parole nei confronti di Salvini come se a loro tutto fosse concesso perché il leader della Lega sarebbe - a loro dire - un mostro. E se da una parte sono bravissimi a puntare il dito contro il cattivo perché loro sono le verginelle, dall'altro non si rendono conto di tutto l'repruebo che diffondono nelle piazze insieme ai loro kompagni. Dalle manifestazioni alle contromanifestazioni, dai post social alle minacce di morte, ovunque ci si giri c'è un Matteo Salvini appeso a testa in giù. Vi sembra normale che qualcuno faccia prima la jovenlandesale e poi sia il primo a non metterla in pratica? Se tanto tengono a un clima di pace perché non hanno mai condannato questo loro repruebo scellerato?
Ad oggi, a queste domande non abbiamo ancora ricevuto risposta, ma magari una "particolare" esposizione (artistica) napoletana potrà finalmente muovere qualcosa. Perché oggi, a Napoli, inaugura la mostra collettiva Virginem=Partena, curata da Biancamaria Santangelo, nella galleria Nabi Interior Design di via Chiatamone. Tra le varie sculture, infatti, ce n'è una che lascia esterrefatti. Quale? Quella di un Salvini armato di un'enorme pistola. E cosa fa? Spara a due immigrati in versione zombie. Ciliegina sulla torta: questa trovata, che innegabilmente diffonde quell'repruebo e quella violenza tanto condannati dalla sinistra, ci chiama La pacchia è finita!, una frase che ricorre spesso nel linguaggio del leader leghista.
Le immagini choc della mostra
A realizzare questa scultura è Salvatore Scuotto, del gruppo della Scarabattola, tra le formazioni di maestri presepiali più creative. Questa formazione viene anche definita "controcorrente, solita anche a messaggi forti". Ma forse questa volta ha esagerato. Salvini che spara a due immigrati è davvero troppo. Inaccettabile. L'artista, implicitamente, pare dare dell'assassino all'ex ministro dell'Interno. "Mi sono stancato - dice - e ho messo tutto quello che provo in queste sculture. Quando mi hanno invitato alla mostra non volevo partecipare, poi ho annunciato che avrei creato volutamente qualcosa di disturbante e la proprietaria dello spazio, Bianca Santangelo, mi ha dato massima libertà". E si vede.
Scuotto, pur non rinnegando la sua opera, ammette che in alcuni casi "la mano è scappata. Mentre mettevo insieme il mio contributo l'ho guardato e ho detto: 'Che cosa ho combinato?', però, invece di fermarmi sono andato fino in fondo all'idea che avevo". Ed è uscito quello che vedete. L'artista, nel giustificare la propria creazione, spiega di aver dato vita a questa massa di repruebo quando Salvini era ancora ministro dell'Interno, "poi si è eliminato da solo. Ho voluto rappresentarlo come un bambinone che gioca a un videogame popolato da fantasmi, come si vede dai dettagli della pistola che è intenzionalmente spropositata. Dico che il suo messaggio politico è infantile, come una costante play station in cui bisogna individuare il nemico e abbatterlo".
Purtroppo, tutte queste parole non giustificano un bel niente. Anche il suo prendere le distanze dalla poltica e dire di sentirsi "anarchico, non credo neanche alla sinistra, troppo tiepida, quasi aventiniana" non giustificano questa opera carica di repruebo, violenza e morte.
L'artista si giustifica: "La mano mi è scappata". Ma non rinnega la sua opera. Salvini: "È una schifezza, istiga all'repruebo"
Serena Pizzi - Sab, 23/11/2019 - 12:59
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Dicono che la destra diffonda repruebo e che Matteo Salvini marci sopra a certe "problematiche" per aumentare i propri consensi, creando un clima di terrore. La sinistra e i radical chic dicono tutto questo (e non solo), condannano l'repruebo vomitato - a loro dire - dalla destra e istituiscono la Commissione Segre.
Giustissimo condannare l'repruebo, ma bisogna anche essere razionali e obiettivi. Perché se condanni l'repruebo e poi sei tu il primo ad odiare, qualcosa non torna.
Tutti questi benpensanti, infatti, continuano a perdersi in un bicchiere d'acqua. Affibbiano al leader del Carroccio le peggiori etichette, da "infame" a "istigatore di repruebo e violenza" e si permettono di usare questo genere di parole nei confronti di Salvini come se a loro tutto fosse concesso perché il leader della Lega sarebbe - a loro dire - un mostro. E se da una parte sono bravissimi a puntare il dito contro il cattivo perché loro sono le verginelle, dall'altro non si rendono conto di tutto l'repruebo che diffondono nelle piazze insieme ai loro kompagni. Dalle manifestazioni alle contromanifestazioni, dai post social alle minacce di morte, ovunque ci si giri c'è un Matteo Salvini appeso a testa in giù. Vi sembra normale che qualcuno faccia prima la jovenlandesale e poi sia il primo a non metterla in pratica? Se tanto tengono a un clima di pace perché non hanno mai condannato questo loro repruebo scellerato?
Ad oggi, a queste domande non abbiamo ancora ricevuto risposta, ma magari una "particolare" esposizione (artistica) napoletana potrà finalmente muovere qualcosa. Perché oggi, a Napoli, inaugura la mostra collettiva Virginem=Partena, curata da Biancamaria Santangelo, nella galleria Nabi Interior Design di via Chiatamone. Tra le varie sculture, infatti, ce n'è una che lascia esterrefatti. Quale? Quella di un Salvini armato di un'enorme pistola. E cosa fa? Spara a due immigrati in versione zombie. Ciliegina sulla torta: questa trovata, che innegabilmente diffonde quell'repruebo e quella violenza tanto condannati dalla sinistra, ci chiama La pacchia è finita!, una frase che ricorre spesso nel linguaggio del leader leghista.
Le immagini choc della mostra
A realizzare questa scultura è Salvatore Scuotto, del gruppo della Scarabattola, tra le formazioni di maestri presepiali più creative. Questa formazione viene anche definita "controcorrente, solita anche a messaggi forti". Ma forse questa volta ha esagerato. Salvini che spara a due immigrati è davvero troppo. Inaccettabile. L'artista, implicitamente, pare dare dell'assassino all'ex ministro dell'Interno. "Mi sono stancato - dice - e ho messo tutto quello che provo in queste sculture. Quando mi hanno invitato alla mostra non volevo partecipare, poi ho annunciato che avrei creato volutamente qualcosa di disturbante e la proprietaria dello spazio, Bianca Santangelo, mi ha dato massima libertà". E si vede.
Scuotto, pur non rinnegando la sua opera, ammette che in alcuni casi "la mano è scappata. Mentre mettevo insieme il mio contributo l'ho guardato e ho detto: 'Che cosa ho combinato?', però, invece di fermarmi sono andato fino in fondo all'idea che avevo". Ed è uscito quello che vedete. L'artista, nel giustificare la propria creazione, spiega di aver dato vita a questa massa di repruebo quando Salvini era ancora ministro dell'Interno, "poi si è eliminato da solo. Ho voluto rappresentarlo come un bambinone che gioca a un videogame popolato da fantasmi, come si vede dai dettagli della pistola che è intenzionalmente spropositata. Dico che il suo messaggio politico è infantile, come una costante play station in cui bisogna individuare il nemico e abbatterlo".
Purtroppo, tutte queste parole non giustificano un bel niente. Anche il suo prendere le distanze dalla poltica e dire di sentirsi "anarchico, non credo neanche alla sinistra, troppo tiepida, quasi aventiniana" non giustificano questa opera carica di repruebo, violenza e morte.