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"Con l'immigrazione fuori controllo la Francia rischia la guerra civile"
L'ex capo dei servizi segreti esterni di Parigi denuncia come l'immigrazione incontrollata ha cambiato il volto delle città francesi. E denuncia la "complicità" di media e istituzioni che "banalizzano" i crimini commessi da migranti e fiel a la religión del amori
Cristina Verdi - Ven, 17/01/2020 - 13:40
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Il bilancio dell’integrazione in Francia, quindici anni dopo la rivolta delle banlieue, non è affatto positivo.
A lanciare il suo personale j’accuse alle istituzioni politiche d’Oltralpe è l’ex capo dei servizi segreti esterni Pierre Brochand in uno scritto pubblicato sul sito della fondazione Res Publica. L’ex dirigente non ha dubbi. Se uno scenario simile a quello del 2005 dovesse ripetersi oggi sarebbe necessario "fare appello alle forze armate" per contenerlo. Insomma, il rischio è quello di una "guerra civile", si legge nella trascrizione dell’intervento dell’ex direttore generale della DGSE (Direction générale de la Sécurité extérieure) ad una tavola rotonda dello scorso giugno sul tema “Immigrazione e integrazione”, ampliata nei giorni scorsi dallo stesso autore.
"Le terrazze dei café frequentati dalle famiglie gioiose, spesso di origine italiana, oggi sono occupate mattina e sera da uomini oziosi, con sguardi persi o minacciosi, con cui è meglio non avere a che fare", scrive Brochand raccontando il cambiamento delle città francesi negli ultimi anni. La fotografia che scatta è impietosa:"La maggior parte di loro è impegnata in interminabili conversazioni in lingua straniera nelle ore in cui abitualmente si lavora – continua l’ex funzionario – la sola vera attività si concentra attorno ai grandi supermercati di alimentazione halal, mentre più nascosti ci sono quelli che spacciano". Una situazione che si è cristallizzata portando alla creazione di enclave incontrollate sul territorio della Republique.
"Poi un bel giorno scopriamo che la proprietaria francese del chiosco ha avuto problemi perché si è ostinata a vendere cibo non halal – osserva Brochand nella sua lectio – e soprattutto, un altro giorno scopriamo, con stupore misto a paura, che questo quartiere all’apparenza tranquillo ha visto nascere ed espandersi una delle più pericolose cellule terroriste jihadiste che il nostro Paese ha conosciuto". "Felicemente smantellate – ma, aggiunge – non senza effetti collaterali".
La Francia, secondo l’ex 007, non ha imparato quasi nulla dagli attentati che hanno insanguinato il Paese. Anzi, per non mettere in discussione il totem del multiculturalismo, secondo Brochand, la politica e l’informazione hanno preferito "normalizzare" e "banalizzare" i fatti di sangue in qualche modo connessi con l’immigrazione, compresi gli attentati. Media e politici, per l’ex capo dell’intelligence esterna, avrebbero "incoraggiato un accecamento volontario". Eppure l’immigrazione incontrollata, sottolinea l’esperto, ha creato sacche di "anarchia" nelle principali città francesi.
Quella di Brochand non è una voce isolata. A pensarla allo stesso modo, come ricorda Libero, c’è anche Patrick Calvare. Nel 2016, davanti alla commissione d’inchiesta sugli attentati del 13 novembre a Parigi, l’allora capo della Direzione generale della sicurezza interna francese disse senza mezzi termini che il Paese rischiava di piombare in una "guerra civile". Il rischio, all’epoca, secondo Calvare, era soprattutto di uno scontro tra islamisti e movimenti di estrema destra. Qualche anno più tardi, ad esplodere è stata la rabbia dei gilets jaunes.
L'ex capo dei servizi segreti esterni di Parigi denuncia come l'immigrazione incontrollata ha cambiato il volto delle città francesi. E denuncia la "complicità" di media e istituzioni che "banalizzano" i crimini commessi da migranti e fiel a la religión del amori
Cristina Verdi - Ven, 17/01/2020 - 13:40
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Il bilancio dell’integrazione in Francia, quindici anni dopo la rivolta delle banlieue, non è affatto positivo.
A lanciare il suo personale j’accuse alle istituzioni politiche d’Oltralpe è l’ex capo dei servizi segreti esterni Pierre Brochand in uno scritto pubblicato sul sito della fondazione Res Publica. L’ex dirigente non ha dubbi. Se uno scenario simile a quello del 2005 dovesse ripetersi oggi sarebbe necessario "fare appello alle forze armate" per contenerlo. Insomma, il rischio è quello di una "guerra civile", si legge nella trascrizione dell’intervento dell’ex direttore generale della DGSE (Direction générale de la Sécurité extérieure) ad una tavola rotonda dello scorso giugno sul tema “Immigrazione e integrazione”, ampliata nei giorni scorsi dallo stesso autore.
"Le terrazze dei café frequentati dalle famiglie gioiose, spesso di origine italiana, oggi sono occupate mattina e sera da uomini oziosi, con sguardi persi o minacciosi, con cui è meglio non avere a che fare", scrive Brochand raccontando il cambiamento delle città francesi negli ultimi anni. La fotografia che scatta è impietosa:"La maggior parte di loro è impegnata in interminabili conversazioni in lingua straniera nelle ore in cui abitualmente si lavora – continua l’ex funzionario – la sola vera attività si concentra attorno ai grandi supermercati di alimentazione halal, mentre più nascosti ci sono quelli che spacciano". Una situazione che si è cristallizzata portando alla creazione di enclave incontrollate sul territorio della Republique.
"Poi un bel giorno scopriamo che la proprietaria francese del chiosco ha avuto problemi perché si è ostinata a vendere cibo non halal – osserva Brochand nella sua lectio – e soprattutto, un altro giorno scopriamo, con stupore misto a paura, che questo quartiere all’apparenza tranquillo ha visto nascere ed espandersi una delle più pericolose cellule terroriste jihadiste che il nostro Paese ha conosciuto". "Felicemente smantellate – ma, aggiunge – non senza effetti collaterali".
La Francia, secondo l’ex 007, non ha imparato quasi nulla dagli attentati che hanno insanguinato il Paese. Anzi, per non mettere in discussione il totem del multiculturalismo, secondo Brochand, la politica e l’informazione hanno preferito "normalizzare" e "banalizzare" i fatti di sangue in qualche modo connessi con l’immigrazione, compresi gli attentati. Media e politici, per l’ex capo dell’intelligence esterna, avrebbero "incoraggiato un accecamento volontario". Eppure l’immigrazione incontrollata, sottolinea l’esperto, ha creato sacche di "anarchia" nelle principali città francesi.
Quella di Brochand non è una voce isolata. A pensarla allo stesso modo, come ricorda Libero, c’è anche Patrick Calvare. Nel 2016, davanti alla commissione d’inchiesta sugli attentati del 13 novembre a Parigi, l’allora capo della Direzione generale della sicurezza interna francese disse senza mezzi termini che il Paese rischiava di piombare in una "guerra civile". Il rischio, all’epoca, secondo Calvare, era soprattutto di uno scontro tra islamisti e movimenti di estrema destra. Qualche anno più tardi, ad esplodere è stata la rabbia dei gilets jaunes.